Negli ultimi anni il peggioramento delle condizioni economiche di una cospicua parte della popolazione, unito, sempre per effetto della crisi, ai recenti provvedimenti di contrazione e riorientamento della spesa sociale e di quella destinata più specificamente al contrasto alla povertàe all'esclusione sociale, ha gravato sulla famiglia, tradizionale ammortizzatore sociale. Se, per un verso, la famiglia va identificata come dimensione specifica in cui si sviluppano altrettanto specifiche forme di disagio sociale, dall'altra ad essa va riconosciuto lo statuto di soggetto sociale in grado di attuare concrete forme di supporto socio-economico. Nonostante ciò, in Italia assistiamo ad un significativo paradosso: la famiglia pur agendo nel tessuto sociale, al pari di altri attori istituzionali, in virtù di una legittimazione che le deriva dalla tradizione e dal milieu socioculturale tipico del nostro paese, è stata fatta oggetto di scarsa attenzione da parte delle politiche pubbliche. Fino ad oggi nella progettazione di interventi volti a risolvere alcune problematiche legate alla famiglia, ha prevalso la logica dell'intermittenza, della frammentarieTà, del breve periodo, per cui la famiglia non è quasi mai stata riconosciuta come destinataria diretta delle azioni. Adesso più che mai occorre però passare da politiche indirette e implicite a politiche dirette ed esplicite che riconoscano la rilevanza delle funzioni sociali svolte dalla famiglia. In questo scenario ripensare il sistema di welfare nel nostro paese vuol dire identificare la famiglia come soggetto sociale a rischio di povertàed esclusione sociale, e dunque destinataria di interventi e azioni mirate, e, al contempo, riconoscerle la funzione di tutela sociale, in grado com'è di realizzare forme di sostegno/supporto informale.
Il progetto di "Carlotta" ha questo scenario come punto di riferimento essenziale ed ineludibile e dentro il quale promuovere e rafforzare una "rete" di alleanze orizzontali e verticali che possano fornire risposte, anche in termini emergenziali, con azioni anche innovative ed in grado di delineare una "strategia" aggressiva contro le nuove povertàe le nuove marginalizzazioni.
Raggiungere e sostenere, nelle cittàcalabresi, attraverso segnalazioni della Caritas e/o di altri soggetti anche istituzionali e mediante verifica delle condizioni di particolare e grave disagio  (con certificazione ISEE) famiglie che abbiano necessitàdi sostegno alimentare.
Tramite l' "Emporio Solidale", una volta a settimana, alle famiglie viene consegnata una congrua fornitura di frutta e verdura (questa attivitàè giàpartita con l'individuazione delle famiglie, oggi sono giàn.43, tramite la Caritas Diocesana della Parrocchia Madonna di Pompei di Catanzaro).